La mattina dell’alluvione a Marina di Carrara telefonai immediatamente a Carlo chiedendogli se avesse avuto danni e se necessitasse di un qualche aiuto, lui mi rispose che “qualche” danno lo aveva, ma che c’era chi era messo peggio di lui, quindi che non mi stessi a scomodare per lui e andassi magari a dare di mano dove ce ne era più bisogno, lui si sarebbe arrangiato da solo.
Con altri due compagni decidemmo lo stesso, una volta a Marina di fare un passo da casa sua per vedere come era messo.
Impiegammo tre giorni in sei persone per svuotare la cantina completamente sommersa e ripulire il grosso del fango, dei detriti e delle cose ormai inutilizzabili; tre giorni a buttare via pezzi di vita e ricordi distrutti. Fatto il grosso fu lui di nuovo a dirci di andare a dare mano altrove che sarebbe ormai riuscito da solo. E ci è riuscito, ci ha messo dei mesi, ma ci è riuscito, nel frattempo ha rimesso in moto e risistemato molte automobili, caldaie ed elettrodomestici di vari compaesani, rigorosamente senza richiedere alcun compenso per il suo lavoro a chi come lui aveva perso, se non tutto, molto. Carlo come molti a Marina ha perso molto, ma non la dignità.
Nei giorni successivi appese fuori da casa sua uno stricione con su scritto: non chiederò risarcimenti, non voglio i vostri soldi, la dignità non è in vendita, non potete comperare il silenzio.
Ed è quello che ha fatto preferendo alla carità del potere la sua dignità di uomo libero.
Si è recato in piazza, in bicicletta e con le infradito ai piedi, ha fatto quel che si sentiva, ed è restato li tranquillo senza opporre alcuna resistenza.
In questi giorni è stato definito violento, criminale, psicopatico, vigliacco e con moltissimi altri appellativi.
Pare che a Carrara nessuno abbia mai preso o dato un “tafone”, il suo gesto è stato definito inqualificabile, con in più l’aggravante che l’efferato delitto è stato perpetrato davanti ad alcune scolaresche ignare che chissà quale trauma ne avranno ricevuto.
Scusate signori, ma quei pargoli non sono gli stessi che a novembre si sono trovati con la casa invasa dal fango? Allora non sono rimasti traumatizzati? Allora andava tutto bene?
Quelli stessi bambini non sono quelli che hanno visto crollare le loro case? O quello era un gioco? Ipocriti e falsi!
Certo è che l’unico insegnamento che le future generazioni sapranno trarre da questi accadimenti è che il politico non si può toccare. E a questo insegnamento anche io mi associo: bambini il politico non si tocca neanche con un dito… perché fa schifo!
D.L.